Anche le civiltà più antiche avevano osservato che, ogni giorno, il Sole sorge a est, sale nel cielo fino a raggiungere una certa altezza, prima di ridiscendere per tramontare a ovest. Bastava quindi piantare un semplice bastone nel terreno e determinare la direzione della sua ombra per conoscere l'ora durante la giornata. Ma il Sole non permetteva solo di contare le ore! Infatti, a una attenta osservazione, l'altezza che esso raggiungeva a mezzogiorno variava di giorno in giorno: era nel punto più alto del cielo il primo giorno di estate, e nel punto più basso il primo giorno d'inverno. In poche parole, il Sole ritmava anche le stagioni.
La Mesopotamia fu una delle culle dell'astronomia. A quell'epoca le corti reali mantenevano una casta di astrologi, potenti dignitari religiosi che avevano l'incarico di osservare il cielo e di prevedere gli eventi futuri. I capi degli eserciti partivano per le campagne militari solo se i presagi erano favorevoli.
Soprattutto a Babilonia, una città fondata cinquemila anni fa sulle rive dell'Eufrate l'astronomia mesopotamica avrebbe conosciuto i suoi momenti più gloriosi. I Babilonesi già sapevano prevedere i movimenti del Sole, della Luna e dei pianeti che conoscevano a quel tempo. Usavano un calendario lunare a cui aggiungevano un certo numero di giorni per farlo coincidere con l'anno solare.
APPROFONDIAMO
Secondo i Babilonesi l'Universo era un'isola galleggiante su un oceano. I pianeti, le stelle e il Sole erano appesi a una grande sfera che girava intorno alla Terra. I Babilonesi avevano già notato che il Sole e i pianeti, che passavano davanti al Sole, si spostavano sempre nella stessa fascia di cielo, quest'ultima era già stata suddivisa in dodici costellazioni: lo zodiaco.
Furono però gli Egiziani i primi ad utilizzare un calendario di 365 giorni.
Ogni anno, nello stesso periodo, il Nilo, che scandiva la vita di questo popolo di contadini, straripava e inondava le terre rendendole fertili. Si dà il caso che Sirio (la stella più lucente del cielo) apparisse sempre poco prima del sorgere del sole nei periodi di piena del fiume. Proprio osservando il suo ritorno, una piena dopo l'altra, gli Egiziani giunsero a una conclusione che l'anno durava 365 giorni.
La Mesopotamia fu una delle culle dell'astronomia. A quell'epoca le corti reali mantenevano una casta di astrologi, potenti dignitari religiosi che avevano l'incarico di osservare il cielo e di prevedere gli eventi futuri. I capi degli eserciti partivano per le campagne militari solo se i presagi erano favorevoli.
Soprattutto a Babilonia, una città fondata cinquemila anni fa sulle rive dell'Eufrate l'astronomia mesopotamica avrebbe conosciuto i suoi momenti più gloriosi. I Babilonesi già sapevano prevedere i movimenti del Sole, della Luna e dei pianeti che conoscevano a quel tempo. Usavano un calendario lunare a cui aggiungevano un certo numero di giorni per farlo coincidere con l'anno solare.
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Secondo i Babilonesi l'Universo era un'isola galleggiante su un oceano. I pianeti, le stelle e il Sole erano appesi a una grande sfera che girava intorno alla Terra. I Babilonesi avevano già notato che il Sole e i pianeti, che passavano davanti al Sole, si spostavano sempre nella stessa fascia di cielo, quest'ultima era già stata suddivisa in dodici costellazioni: lo zodiaco.
Furono però gli Egiziani i primi ad utilizzare un calendario di 365 giorni.
Ogni anno, nello stesso periodo, il Nilo, che scandiva la vita di questo popolo di contadini, straripava e inondava le terre rendendole fertili. Si dà il caso che Sirio (la stella più lucente del cielo) apparisse sempre poco prima del sorgere del sole nei periodi di piena del fiume. Proprio osservando il suo ritorno, una piena dopo l'altra, gli Egiziani giunsero a una conclusione che l'anno durava 365 giorni.
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